sabato, settembre 23, 2006

Teoria sul bucato

Sulle lavatrici americane e quelle europee... e non solo.

Forse una delle poche cose che mi tengono (ancora) legato al fantomatico mondo del design, con tutte le sue deformazioni e aberrazioni, è contenuta in questa frase: "le funzioni del design (...) si riducono a una: rendere visibile il pensiero". (Lèvy). Perchè è proprio così, la mentalità di chi crea-progetta-produce qualsiasi oggetto, si rivela con esso. L'oggetto è l'evidenza dell'esistenza di un determinato tipo di pensiero a monte, che fa da retroterra culturale sul quale l'oggetto stesso è nato, cresciuto ed arrivato al punto dove si trova attualmente. È come se le cose sono mezzi che ci permettono di capire l'uomo.
Prendiamo le lavatrici. Siccome sono affetto da un perverso feticismo per le lavatrici (se qualcuno di voi mi domanda che cosa vuol dire, sappia che non intendo rispondere - ogniuno ha i suoi problemi) posso dire che qualcosa ne so del tema. Passare dal sistema europeo per fare il bucato a quello americano non mi è stato per niente facile. Guardate la foto lassù (cliccate x ingrandire). Questa è l'interfaccia della lavatrice di casa mia. Americanissima. È enorme, almeno 75x70x100 cm ed è tutta chiusa, senza oblò. È un mostro, agli americani piace tutto Big. Cominciate osservando quante manigile ci sono. Alcune sono per attivare/disattivare delle opzioni (come quelle del extra rinse) e non servono a nient'altro. Se il progettista fosse stato europeo avrebbe cercato il modo di sovrapporre funzioni, condensare comandi, magari una maniglia che è anche tasto o roba del genere. Si sarebbe complicato un po' la vita, complicando magari, anche l'usabilità. L'americano, no; quattro funzioni? bene, quattro maniglie, messe per bene in fila. Fatto. Molto Easy. Guardiamo l'interno:









Come avete notato, il tamburo è verticale (anzichè orizzontale) con questo grosso c.. aggeggio in mezzo. Si deve riempire prima con l'acqua e il detergente e successivamente si infilano i panni. La vedete quanta cavolo di acqua ci vuole per riempire questo? (cliccate sempre x ingrandire!) Ci mette un sacco, e vi giuro, è tantissima l'acqua che usa. E qui ne possiamo dire un'altra: Agli americani entrerà difficilmente nelle orecchie discorsi come il risparmio energetico, sostenibilità, medio ambiente, ecc. Le risorse non gli mancano, lo spazio ce l'hanno, la natura non è altro che fonte di ricchezza. Per un europeo si sfiora la bestemmia se non si parla nel brief di come fare per risparmiare acqua, energia e spazio. Ma la durata del bucato? ah, i nostri gringos sorprendono tutti: 20 min. il programma più veloce, 35 il più lungo. Se butta un sacco d'acqua ma non tempo! Tutto Fast. L'europeo può andare anche a farsi due passi prima che finisce di farsi il suo bucato.

Arrivo al punto: Gli americani sono Easy-Big-e-Fast in tutto, su tutti i campi. Ed è la mentalità che tutti quanti inseguono (pensate i cinesi, poi!) Potere-calamita lo chiamano. Tutti attratti da questa triade, in modo irreversibile. Diventeranno tutti gli oggetti così? (I giapponesi sono più ossessionati dal Multi-Micro-e-Fast). È una modernità che prosegue la sua strada dritta senza voltarsi, mentre invece l'Europa vive una postmodernità di fatto, che la costringe a provare più strade e a ri-pensare alcune cose. Ma che triade ha l'Europa? (se ne ha una). Ultimamente l'Europa riflette mentre l'America agisce. Questi sono i tempi. Ma tornando al bucato, posso solo aggiungere che gli americani togliendomi l'oblò - con quella sua finestra verso le umide viscere della lavatrice - mi hanno privato di tanti bei momenti. Io voglio vedere i miei panni che girano, si capovolgono e si mischiano tutti, mentre bagnandosi l'un l'altro affogano in una danza meccanica ma gentile, quasi silenziosa. E poi le centrifughe... Questo mi hanno tolto gli yankees. Che si fottano la semplicità dei comandi e la velocità del bucato. Rivoglio il mio oblò!... mi donava un po' di poesia (ricordatevi la perversione).
E se il design si occupasse solo della Poesia negli oggetti? (per le altre cose ce ne sono tanti ingegneri in giro) Lo so, l'esempio della lavatrice non è il massimo della poeticità per voi normali, e lo so, non è che io sembri un'uomo molto affascinante o sexy parlando di panni sporchi e di oblò. Ma non me ne frega. Guardando lontano e allargando il discorso, se gli oggetti confessano pensieri rendendoli visibili, perchè non avere pensieri Stupendi da "oggettare"? Altro che Easy-Big-e-Fast...

3 Risposte:

Blogger .ilu. ha scritto...

Olalà! L'ecuadoregno torna in Ecuador ed ecco che rispolvera il suo antico Anti-americanismo. Bene, bene. Non puoi che trovarmi d'accordo su questo argomento. Nonostante la mentalità ISIA ci vada scomoda il più delle volte, il marchio a fuoco che ci hanno impresso si infiamma ogni volta che vediamo qualche aberrazione..Siamo tutti consapevoli che le differenze culturali implicano differenti comportamenti, abitudini, tradizioni..beh il design è fra queste, e non c'è modo di generalizzarlo. Ogni "popolo" ha una propria definizione di design, e lo mette in pratica secondo il proprio percorso logico. Ora noi tutti sappiamo che gli Americani sono un popolo estremamente Sfortunato, perché nonostante il loro smisurato potenziale economico, non hanno i mezzi intellettivi per esprimerlo (mancanza di background storico-culturale?). Ed ecco che si propongono al mondo con orde di bionde pop-star adolescenti, cibo in franchising, SUV, Arnold Schwarzenegger governatore..ecc.
Insomma, non è possibile generalizzare il concetto di design, non quando le priorità differiscono in maniera eclatante.
La triade italiana potrebbe essere: bello-funzionale-atemporale, anche se credo che nel concetto di "progettato" riusciremmo a farci stare tutti i significati del mondo..non sarà a caso che il design italiano ha fatto scuola..

14:27  
Blogger Unknown ha scritto...

si, je manca er "beggraund"... (il commento serio is under construction - come direbbero gli americani)

06:07  
Blogger Unknown ha scritto...

Hai percepito il ritorno del mio anti-americanismo. Ok, credo che è vero che nel DNA di ogni latino-americano c'è installato per Default una piccola dose. Cmq il mio scritto voleva guardare oltre questo (e so benissimo che lo sai. Ottima credo, la triade proposta per l'Italia). Ma in realtà io non voglio risvegliare e rispolverare il mio anti-yankismo. E se devo dirla tutta, non credo che l'America "comanda" per il suo potere economico. Obbiettività vo' cercando.. Credo che la chiave è quel potere-calamita di cui parlavo. Ci piacia o no, tutti copiamo l'America, ed è un fenomeno interessante perchè sappiamo tutti che a loro manca un ampio background storico-culturale. Ma tutti siamo attratti da questa calamita, siamo immersi in questo mondo partorito dalla loro way-of-life. Fumiamo sigarette, vestiamo jeans, abbiamo "hobbies", ci piace il rock o il jazz o il blues, postiamo sui blog :), facciamo battute sarcastiche come il Dr. Cox. Persino la contestazione del '68 e gli hippies sono nati li. Anche noi abbiamo talk-shows, parliamo di share , audience, marketing, design(!).. e a proposito di quest'ultimo, dall'America viene ogni classe di male, ma anche l'Apple, la Pixar, e i film di Tim Burton, i Simpson, ecc.. L'America è un po' di tutto, e forse è potente proprio perchè a loro, la Storia ha risparmiato un sacco di meraviglie ma anche un sacco di mali, e la loro complicata e giovane formazione ha prodotto il famoso melting pot culturale, sempre effervescente e capace di produrre tanto. Anche cazzate, ovviamente. Vabbè basta a scrivere! Ultimo appunto: filoamericano io? Questo proprio no!

06:45  

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